30.4.11

Unire Illuminismo e Romanticismo è la sfida del secolo

Abbiamo letto questa riflessione di Edgar Morin e l'abbiamo trovata molto interessante. Ve la proponiamo nella sua completezza.



02 aprile 2011

La cultura occidentale, da sempre prigioniera del mito della ragione, ha idealizzato una razionalità pura, radicalmente separata dalle emozioni e dalle passioni. Antonio Damasio ci ha però insegnato che la razionalità pura non esiste. Ogni attività razionale è sempre accompagnata da una dimensione emotiva. Anche il più razionale dei matematici è animato dalla passione della matematica. Non si può pensare - come faceva Hegel - che tutto sia riconducibile al dominio della ragione, al contrario dobbiamo essere coscienti che moltissimi aspetti del reale sfuggono alla comprensione razionale. Una razionalità aperta e non ottusa, dovrebbe cercare di comprendere e integrare quest' altra dimensione. La nostra cultura, invece, ha sempre inseguito un illusorio dominio della ragione, favorendo - come ha ricordato Adorno - una razionalità puramente strumentale, spesso al servizio di progetti deliranti.

Per questo, lo sviluppo della civiltà occidentale - tutto sotto il segno dell' efficacia economica e del dominio della natura - è spesso figlio dell' hybris nata da una ragione troppo sicura di sé. Lo sviluppo scientifico ed economico - che pensavamo essere perfettamente razionale- produce così risultati del tutto irrazionali, come ad esempio la distruzione della biosfera, che è la nostra condizione vitale. Questa visione riduttiva e semplicistica della razionalità è all' origine dell' odierna dittatura del calcolo, che il razionalismo occidentale considera una condizione necessaria e sufficiente per dominare la realtà, dimenticando che molti degli aspetti essenziali della nostra vita - l' amore, l' odio, il desiderio, la gelosia, la paura, ecc. - sfuggono del tutto ad ogni logica quantitativa. E perfino negli ambiti in cui il calcolo dovrebbe trionfare, ad esempio l' economia, la dimensione irrazionale è spesso decisiva, come ha dimostrato l' ultima crisi. A questa razionalità chiusa e ottusa, va contrapposta un' altra razionalità, aperta e autocritica, che è sempre stata una corrente minoritaria del pensiero occidentale.È la razionalità di Montaigne, ma anche di Montesquieu o Lévi-Strauss. Una razionalità critica che accetta l' idea che le sue teorie possano essere rimesse in discussione. Essa non solo riconosce i propri errori, come ha insegnato Popper, ma sa anche accettare ciò che sfugge al suo dominio e alla sua comprensione. «Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce», ha scritto Pascal, ricordandoci l' importanza delle passioni, che devono essere integrate alle nostre modalità di conoscenza e di relazione con il mondo. Accanto alla lucidità razionale, occorre quindi valorizzare il potere conoscitivo delle passioni e delle emozioni (da sottoporre comunque a un controllo critico). Tra ragione e passione il dialogo deve essere continuo.

Questa esigenza non è una novità. Basti pensare a Jean-Jacques Rousseau, che già ai tempi dell' Illuminismo sottolineava l' insufficienza del pensiero razionale e l' importanza dei sentimenti. Lo stesso vale per il romanticismo. Oggi sarebbe importante tenere insieme le verità dell' illuminismo e quelle del romanticismo. Purtroppo non lo si fa quasi mai, perché siamo tutti prigionieri di una logica binaria che domina anche il mondo dell' educazione, dove si privilegia la razionalità, in nome di un universo fatto solo di certezze e una visione riduttiva dell' uomo. In realtà, accanto ad alcuni arcipelaghi di certezze incontestabili, noi ci muoviamo in un universo fatto da oceani d' incertezza. Se veramente volessimo insegnare ai giovani la complessità della realtà umana, dovremmo spiegare loro che, accanto all' homo sapiens, figura sempre l' homo demens, giacché il delirio e la follia sono da sempre una delle polarità umane. Come pure, accanto all' homo oeconomicus, non manca mai l' homo ludens, quello che adora il sogno e il gioco. Insomma, l' homo faber non è solo un inventore di macchine, ma anche un produttore di miti e di credenze che non poggiano certo sulla razionalità. Riconoscere questa ricchezza e questa complessità è oggi una necessità, perché solo così sarà possibile affrontare le sfide della contemporaneità.





Edgar Morin

14.4.11

Puor préparer l'oral - La musique



buoni compiti!!!

Silivia.paperblog

Siamo stati contattati da silvia.paperblog, che ci ha invitati a far parte del loro sito. Noi siamo contenti di essere stati presi in considerazione, ma non ci sentiamo pronti a diventare suoi collaboratori, perché la nostra avventura delle medie sta per finire. Ringraziamo comunque i gestori che ci hanno contattato e speriamo di continuare bene il nostro lavoro.
La classe 3A

2.4.11

Tesi sulle biotecnologie, sugli OGM, sulla genetica e la sua applicazione.

Non molte persone conoscono le infinite curiosità che ci può togliere la genetica: si può calcolare il colore dell'incrocio fra due fiori, la capacità di arrotolare la lingua di un individuo generato da due genitori che non sono capaci, e molte altre maraviglie. Ancora meno persone sanno che i progressi della scienza odierna ci permettono di lavorare con il nostro patrimonio genetico, o meglio con i geni, i pezzetti della struttura costituita dal DNA intrecciato (cromosomi). Le possibilità sono molteplici: indurre un batterio a produrre una certa proteina (inserendogli il gene che la codifica) per ottenerne quantità più ampie; oppure coltivare delle cellule staminali. Sulle cellule staminali c'è stato il primo dubbio della scienza: dal momento che c'è la possibilità di indurle a trasformarsi in particolari cellule per curare l'organimsmo, l'uomo può intervenire in questo modo per salvare delle vite? Io penso che sia legittimo, anche constatando che in un caso* l'utilizzo delle cellule staminali è andato a buon fine. Qualcuno potrebbe obiettare che se le cellule staminali non intervengono naturalmente non bisogna obbligarle. In questo caso, come in molti altri, è necessario stabilire una norma, una legge che definisca il corretto utilizzo di una certa tecnologia. Ad esempio, qualche anno fa in Italia dopo un referendum si era arrivati alla seguente legge: "Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere determinate malattie geneticamente trasmittibili" Significa che è consentita la fecondazine artificiale ma non l'intervento a livello genetico per modificare l'embrione prima del trapianto nell'utero materno. Secondo me, quando c'è la certezza genetica di una malattia grave, e si ha la possibilità di evitarla sostituendo i geni malati, bisognerebbe essere autorizzati ad intervenire. Ovviamente i rischi sono moltissimi: potendo intervenire sul patrimonio erditario, un genitore potrebbe scegliere l'aspetto del proprio figlio, il che porterebbe alla nascita di moltissime persone uguali, e sarebbe come vivere in un mondo di cloni. Ma questa è un'altra storia. Raccontiamola subito. Tutti (i più grandi) si ricorderanno di qundo nel 1997 fu clonata la pecora Dolly.
(Quello a destra è lo scienziato che ha condotto l'esperimento, non il clone della pecora).

E la prima domanda che sorse spontanea fu: "Ma si può fare anche con gli uomini?" Silenzio. Sì, la verità è che, essendo la pecora un mammifero ed il suo metodo riproduttivo molto simile a quello umano, c'è la logica e concreta possibilità che la clonazione degli umani sia ormai cosa dei giorni nostri. Ed è terrificante. Io personalmente ho visto molti film sui cloni e, essendo -in quanto essere unico ed irripetibile (ed anche intelligente)- fondamentalmente contrario alla clonazione, mi lascio venire alcuni dubbi. Certo, fisicamente saremmo tutti uguali, ma alla fine è il nostro carattere che ci contaddistingue, ed esso si acquisisce dall'ambiente esterno. Che però alla lunga, essendo costituito il mondo da cloni, sarebbe sempre uguale. E poi certe doti innate come le diverse attitudini sarebbero comuni a tutti. I pareri sono molteplici e svariati sulla clonazione, ed il mio non è carto singolare: sono contrario. E nella genetica, se non si parla di esseri umani, si parla comunque di esseri viventi, e non bisogna dimenticare che noi, appartenendo a questa categoria, ne dipendiamo. Quindi, certo che se una mela viene geneticamente modificate a te può interessare quanto al papa la vittoria del Como, ma se poi te la mangi, e muori, allora dovresti interessarti di più. Intanto il principio è lo stesso: la sostitusione, l'inserzione o la delezione di alcuni geni. La loro discendenza sarà tutta geneticamente modificata. In molti casi ciò è favorevole all'uomo e alla natura perché ad esempio può ridurre l'utilizzo si pesticidi, ma quando il guadagno è solo economico, ci penserei su un atimo. C'è chi, pur di guadagnare, speculerebbe moltissimo e quindi, visto che non considero l'industria transgenica strettamente indispensabile alla vita umana, mi dichiaro contrario. Tranne per il simbolo. Gran bel simbolo. L'ultima mia considerazione ci porta allinterno delle biotecnoligie, che sicuramente sono utilizzate a buon fine: la produzione di insulina, ad esempio, salva ogni giorno migliaia di persone. I batteri non si sono mai lamenteti di essere sfruttati, quindi non penso che ci possa essere niente che contrasti questa pratica benefica. A parte il rischio di batteri transgenici patologici. Che riproducendosi ci ucciderebbero tutti, ma il rischio è basso. Alla fine sono contento dei progressi nella genetica, nelle biotecnologie e nei campi affini, e soprattutto sono felice di averli studiati (e capiti) perchè mi hanno fatto intendere che per diventare famoso dovrò tirare fuori qualcosa di veramente geniale, perché ci siamo già spinti quasi al limite. Quale limite? Sta a voi rispondere.

Francesco Cavalleri
*In una clinica tedesca delle celule staminali sono diventate tessuto cardiaco.

Gli OGM


Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un essere vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria gentica, che consentono l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi genici.

Sono OGM sia gli organismi a cui sono stati aggiunti geni sia quelli a cui sono stati tolti.

Agli organismi transgenici sono stati aggiunti geni di altre specie (come i geni dello scorpione nella pasta).

Gli OGM sono oggi utilizzati in vari ambiti tra cui agricoltura, alimentazione e medicina.

Bisogna riconoscere che gli OGM hanno molti rischi relativi all'ambiente, più o meno fondati.

-Un rischio è quello di altrerare l'ambiente e la biodiversità, per esempio con il rendere antinsetto (parola coniata da me medesimo) molta verdura o frutta o coltivazioni o vaste aree danneggiando gli insetti non infestanti.

-Rischi tossicologici, legati alla nostra salute o a quella degli animali, causati da proteine sintetizzate dai geni inseriti nel nostro organismo o in organismi di cui ci cibiamo.

-Un ulteriore rischio legato alla diffusione nell'ambiente e al consumo di OGM è che, essendo in alcuni di essi inserito un gene che conferisce la resistenza agli antibiotici, c'è un rischio di trasferimento della resistenza ai batteri, anche patogeni.


Ecco il pensiero degli ambientalisti:

"La modificazione genetica "snaturizza" l'orgnismo modificato, con conseguenze imprevedibili per l'ambiente e la salute."


Io non sono né uno scienziato né un esperto e la mia opinione non varrà poi molto, ma se i rischi precedentemente elencati sono reali, io dico "NO agli OGM!"...

Ma è anche vero che gli OGM sono già presenti da molto tempo e di disastri tossicologici non ne ho ancora sentito parlare, e i vantaggi dovrebbeo essere molti e, per finire, se davvero gli OGM portano alla nascità di topolini in grado di salvare i malati di cancro, io sono a favore degli OGM.

Chiaro che, per capire chi ha ragione, ci vorrà molto tempo.

Intanto mi godrò il mondo come Dio (o Madre natura o chi volete voi) ce l'ha consegnato, e mi pare che se esite da miliardi di anni vul dire che tanto male non è, e che forse, può esistere senza ogiemme.



LORENZO BUTTI