28.10.10

LA MANO DELLA CONTESSA

Nella seconda buia metà dell'ottocento, erano molto comuni nelle città britanniche sia le ricche contesse che circolavano agghindate di gioielli, sia abilissimi ladri.
Il professionista in questione aveva messo gli occhi da tempo sull'anello della contessa della città, quando questa morì molto giovane.
Quel ladro ero io: venni a sapere, malauguratamente, che la contessa, essendo molto affezionata al suo anello, si fosse fatta seppellire con esso alla mano. Progettai di rubarlo in segreto una notte.
Quella notte la ricordo come la più buia della mia vita: la pioggia scrosciante sembrava sussurrarmi parole di terrore; aprii il cancello del cimitero SKCREEEEECTKC!!! che si aprì con uno scricciolio e mi lasciò entrare.
Mi aggiravo fra le lapidi, quando MIAAAAOOOOOO!!! sentii un gatto miagolare violentemente per poi sfuggire alla mia vista: allora trovai la sfarzosa tomba della contessa.
Cominciai a scavare e scavai per molti lunghissimi minuti fino a quando la pala sbattette sul legno della bara. La scoperchiai.
Dentro il corpo della contessa era già nello stato di putrefazione, e l'anello lucido sembrava continuare a vivere, sebbene la sua proprietaria fosse morta.
Ma l'anello era incastrato: provai a staccarlo ma alla fine, impaurito da quella terribile atmosfera, tagliai tutta la mano alla contessa e scappai velocissimo.
Grazie ai soldi dell'anello vissi per molti anni felice e spensierato, e nessuno sospettava di me per il macabro furto dell'anello.
Una notte, mentre passeggiavo vicino a quel cimitero, mi si fermò davanti una carrozza nera, la porta si aprì e vidi dentro ad essa una giovane donna.
Le chiesi "Signora, mi porga la mano, l'aiuterò a scendere". "Lo farei volentieri, ma... LA MIA MANO, CE L'HAI TUUUU!!!"

Francesco Cavalleri

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