Partiti in mattinata, con un pullman, alla volta della zona marina protetta di Portofino. Noi delle seconde della scuola Aldo Moro siamo arrivati in mattinata a Santa Margherita, quando la pioggia ancora non batteva sulle strade. La prima attività si è svolta lì a Santa Margherita, ed è consistita in un collegamento audio e video con un sommozzatore immersosi nella baia davanti alla cittadina marinara. Fra intelligenti domande come «ci fai vedere quanto è grande?» e le varie sfocature della telecamera, ciò che abbiamo imparato da una biologa marina e dal sommozzatore Luca e più o meno attinente a stelle marine (echinodermi), l'importanza delle alghe, pesci velenosi come lo scorfano o “esotici” come la donzella, emigrata dall'oceano indiano per mezzo del canale di Suez; tutto in una ristretta dimensione mediterranea.
Abbiamo poi appreso come l'area protetta sia ulteriormente suddivisa in zona A -protezione totale-, zona B -è consentita la balneazione-, zona C -è permesso il transito solo a velocità bassa e a piccole imbarcazioni e la pesca consentita solo ai pescatori del luogo-.
Dopo il nostro pranzo al sacco, visto che il tempo lo permetteva, ci siamo incamminati verso il borgo di Portofino, un tratto sulla strada e un altro nella macchia mediterranea. Tempo un'oretta circa che ci si apriva davanti la piazza centrale del borgo di Portofino, costellata dovunque di lussuosi yacht, negozi di lusso, ma anche semplici (e costose) bancarelle e gelaterie). Riposatici siamo saliti in circa una ventina di minuti fino al castello e al faro posto sopra Portofino, dove un -penso- milionario venditore estorceva 4,50 euro per una bottiglietta d'acqua. Nel pomeriggio abbiamo avuto tempo libero per girare tra le viuzze di Portofino e mangiare un gelato. Poi siamo tornati a Santa Margherita col bus di linea e da lì, con il nostro pullman, ci siamo spostati a Lavagna Ligure presso il nostro hotel.
Un giro in spiaggia, comprensivo di raccolta sassi, arrampicate sul marmo, puccia-piedi nell'acqua, e siamo tornati nelle camere a lavarci. La cena dell'hotel comprendeva pietanze normali: un piatto di pasta al sugo, cotoletta e patatine fritte; un budino per dessert. Poi in camera abbiamo ascoltato un po' di musica e dopo aver spento la luce ci siamo addormentati raccontandoci barzellette.
Nell'uggiosa piovosità del mattino seguente aleggiava la speranza di molti di andare direttamente a Genova, ma dopo la colazione la nostra guida, Stefania, laureata in scienze naturali, ha deciso che una parte del trekking si poteva fare, escludendo quella più in alto. Quindi il percorso è stato da San Rocco fino a Camogli, dove, oltre a vedere il porto e una padella gigante, ci siamo mangiati la rinomata focaccia di Camogli. In seguito ci siamo diretti a Genova, dove siamo arrivati verso l'una e abbiamo pranzato, non certo in solitudine.
Della successiva visita all'acquario, ciò che più mi ha stupito è stata l'enorme conoscenza e l'abilità di spiegazione della guida. Ma ecco, in ordine, le vasche e ciò che ho imparato:
-una vasca verticale cilindrica molto alta (circa 7 mt) mostrava come l'acqua filtra la luce e lascia passare solo il blu; essa conteneva murene e scorfani.
-un'enorme vasca (1200000 lt d'acqua) contenete, oltre a branzini e pesci di normali dimensioni, due squali toro, due squali di un'altra specie e uno squalo sega. Ciò dimostra che gli squali sono molto meno aggressivi di quanto si creda.
-un'altra grandissima vasca con Matteo e la sua mamma, due delfini che possono mangiare anche 9 kg di pesce crudo al giorno.
-la vasca dei lamantini, più parenti degli elefanti che delle foche, anche se molto somiglianti a queste ultime.
-la vasca delle foche: una famiglia, papà, mamma e il figlio Freccia, molto giocherellone ed amico della guida.
Successivamente si susseguivano varie vasche con ricostruzioni sopra e sotto acqua, di ambienti tropicali, del Madagascar e del mare vicino alla costa e lontano da essa. Fra tutti i pesci ricordo il pesce pagliaccio, il pesce unicorno, il colonnello, il chirurgo, il pesce palla, il pesce napoleone...
Gechi, serpenti, tartarughe precedevano la vasca tattile delle mante.
Passata la vasca dei pinguini, abbiamo visto il pesce arciere, che con il suo sputo fa cadere gli insetti in acqua e li mangia; il caimano e l'alligatore, le piccolissime rane arancioni e la vasca del mar Mediterraneo, con la simulazione delle onde. Verso la fine del percorso vi era una stanza dove varie vasche ospitavano cinque delle sette specie di meduse presenti nell'acquario: le meduse quadrifoglio -molto comuni- o quelle dai lunghi tentacoli, mortali col loro veleno e viventi solo in Australia.
Usciti dal museo il nostro pullman ci ha ricondotti a Como, dove siamo arrivati alle 19.45. Sono contento di questa esperienza sia perché ho trascorso molto tempo coi miei amici, sia perché ho ampliato il mio bagaglio culturale scientifico-naturalistico.
Francesco Cavalleri
che bel tema bravo!!!
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